venerdì 22 novembre 2013

Giorno #6 Synth, tastiere e voci

Quando avevo sedici anni ho scritto una canzone che si chiamava Sedici anni, appunto.
Erano quattro strofe lunghissime senza un ritornello che si potesse ritenere tale, e raccontava delle turbe psichiche dell'adolescenza. A quel tempo usavo scrivere fiumi di parole in pieno stile Guccini, che oggi mi risulta tedioso, ma allora adoravo. Mi divertivo innanzitutto a scrivere, non mi consideravo un musicista né un cantante – cosa che spesso faccio fatica a fare anche oggi - e cantavo nascosto e sotto voce in casa. Così quando ho voluto tirare fuori questo pezzo ho chiesto a un amico se volesse cantare i miei brani, in un'ottica: io autore, lui interprete. Il risultato mi ha fatto capire che dovevo cominciare a cantare. Non fu tanto l'esecuzione tecnica, che era quella che era, ma l'interpretazione data al testo ad irritarmi. Non potevo lasciare le mie cose in mano a nessun altro. Ho capito che le canzoni erano delle mie creature, di cui ero gelosissimo, come figli, e a meno che non mi fossi rivelato un caso disperato, difficilmente le avrei date in adozione. Non capisco infatti come faccia ad esempio Mogol: ha scritto miliardi di canzoni bellissime, ma nessuno gliene ha mai visto cantare una. Voi lo avete mai visto cantare? Ha una voce così terribile? In ogni caso deve avere un animo davvero generoso, non egocentrico ed egoista come me. Oggi ho registrato la voce di un pezzo a cui tengo molto, e mi sono ricordato di quella volta in cui ho licenziato il mio amico. Doveva andare così, non avrei mai potuto godere della sensazione di ieri di stare nelle parole del testo, nel loro suono, gustarmi le sillabe e le sfumature, abbandonarmi al testo ed emozionarmi e commuovermi per cose che io stesso ho scritto. Incredibile. 

Oggi è stato comunque anche il giorno di Franz. Lo abbiamo spremuto fino al possibile.

Dalle nove della mattina alla sera alle sette, inchiodato al seggiolino del pianoforte a coda e del Fender Rodhes, del Farfisa e della tastiera, nonché del magico Wurlitzer. Il ragazzo non ha scampo. Deve suonare tutte le parti rimaste entro oggi. Lo troviamo carico fin dalla mattina e non ha incredibilmente mollato fino a sera. Non so se si dovrebbe dire, ma abbiamo scelto molti dei suoni, e soprattutto molte delle parti, in questo preciso giorno. Cose mai suonate prima, e da oggi magicamente nel disco. Questo anche perché qua al Sudest abbiamo la possibilità di suonare su piani elettrici vintage fantastici, e allora ci siamo lanciati nelle aggiunte creative. Le canzoni sono quasi tutte complete, siamo vicini ai missaggi. Credo riusciremo a finire le registrazioni entro domenica. Domani dobbiamo rifinire i piani e concludere con le voci. Ormai è quasi una settimana che io, Franz, Amerigo, Stefano (insieme a Giacomo e Alessandro nei primi giorni) condividiamo questo studio e possiamo dire che abbiamo un bellissimo equilibrio. Ci facciamo delle grandi risate ma lavoriamo tanto e di continuo. Insomma qua è sera inoltrata e dobbiamo staccare, ma non vediamo l'ora di essere già qui domani.

Nessun commento:

Posta un commento