Quando avevo sedici anni ho scritto una
canzone che si chiamava Sedici anni, appunto.
Erano quattro strofe lunghissime senza
un ritornello che si potesse ritenere tale, e raccontava delle turbe
psichiche dell'adolescenza. A quel tempo usavo scrivere fiumi di
parole in pieno stile Guccini, che oggi mi risulta tedioso, ma allora
adoravo. Mi divertivo innanzitutto a scrivere, non mi consideravo un
musicista né un cantante – cosa che spesso faccio fatica a fare
anche oggi - e cantavo nascosto e sotto voce in casa. Così quando ho
voluto tirare fuori questo pezzo ho chiesto a un amico se volesse
cantare i miei brani, in un'ottica: io autore, lui interprete. Il risultato mi ha fatto capire che
dovevo cominciare a cantare. Non fu tanto l'esecuzione tecnica, che
era quella che era, ma l'interpretazione data al testo ad irritarmi. Non potevo lasciare le mie cose in mano
a nessun altro. Ho capito che le canzoni erano delle
mie creature, di cui ero gelosissimo, come figli, e a meno che non
mi fossi rivelato un caso disperato, difficilmente le avrei date in
adozione. Non capisco infatti come faccia ad
esempio Mogol: ha scritto miliardi di canzoni bellissime, ma nessuno
gliene ha mai visto cantare una. Voi lo avete mai visto cantare? Ha
una voce così terribile? In ogni caso deve avere un animo davvero
generoso, non egocentrico ed egoista come me. Oggi ho registrato la voce di un pezzo
a cui tengo molto, e mi sono ricordato di quella volta in cui ho
licenziato il mio amico. Doveva andare così, non avrei mai potuto
godere della sensazione di ieri di stare nelle parole del testo, nel
loro suono, gustarmi le sillabe e le sfumature, abbandonarmi al testo
ed emozionarmi e commuovermi per cose che io stesso ho scritto.
Incredibile.
Oggi è stato comunque anche il giorno
di Franz. Lo abbiamo spremuto fino al possibile.
Dalle nove della mattina alla sera alle sette, inchiodato al seggiolino del pianoforte a coda e del Fender Rodhes, del Farfisa e della tastiera, nonché del magico Wurlitzer. Il ragazzo non ha scampo. Deve suonare tutte le parti rimaste entro oggi. Lo troviamo carico fin dalla mattina e non ha incredibilmente mollato fino a sera. Non so se si dovrebbe dire, ma abbiamo scelto molti dei suoni, e soprattutto molte delle parti, in questo preciso giorno. Cose mai suonate prima, e da oggi magicamente nel disco. Questo anche perché qua al Sudest abbiamo la possibilità di suonare su piani elettrici vintage fantastici, e allora ci siamo lanciati nelle aggiunte creative. Le canzoni sono quasi tutte complete, siamo vicini ai missaggi. Credo riusciremo a finire le registrazioni entro domenica. Domani dobbiamo rifinire i piani e concludere con le voci. Ormai è quasi una settimana che io, Franz, Amerigo, Stefano (insieme a Giacomo e Alessandro nei primi giorni) condividiamo questo studio e possiamo dire che abbiamo un bellissimo equilibrio. Ci facciamo delle grandi risate ma lavoriamo tanto e di continuo. Insomma qua è sera inoltrata e dobbiamo staccare, ma non vediamo l'ora di essere già qui domani.
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